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Passare al cibo solido

Ci sono articoli che non vedo l’ora di scrivere, in cui avrei così tanto da dirti che faccio fatica a mettere i pensieri in ordine ed allinearli per bene; ecco questo è uno di quelli. Non è un articolo da leggere tutto d’un fiato, mi piace pensare di essere seduti uno davanti all’altra, su una sedia comoda, magari con qualcosa da bere in mano. Così, in un ambiente che accoglie vorrei parlarti di uno dei momenti più importanti e impegnativi nell’alimentazione di una famiglia, l’inizio dell’alimentazione complementare o svezzamento; ma non mi piace molto come concetto, non abbiamo nessun vizio da togliere. 

Lo so, a volte si arriva a questa fase con un’agitazione pari ai primi giorni di maternità, scusa se sei un papà e parlo al femminile ma diciamolo, spesso sono le mamme a sentirne più la pressione. C’è chi arriva con molta voglia di iniziare, chi invece non ne sente il bisogno, ma in generale c’è molta paura, la più grande di tutte è che il bambino soffochi, assolutamente legittima, poi segue il pensiero che non prenda tutti i nutrienti che gli sono necessari, altro pensiero è non sapere cosa dargli. Si tende a ricercare una figura a cui affidarci in toto, spesso il pediatra, che ci rassicuri e risolva l’ansia. Ma a volte si esce da questi incontri più confusi e preoccupati di prima.

Io vorrei portarti un po’ distante dal momento in sé. Se pensi che sia arrivato il giorno magico in cui il tuo bimbo improvvisamente passerà dal latte, materno o meno, al nostro cibo, facilmente avrai un po’ di delusione e potresti fare fatica. Io vorrei aiutarti a pensare che non c’è nulla che devi fare, e soprattutto non c’è un modo giusto per farlo. 

Hai davanti un bimbo di circa sei mesi, qualcosina più o qualcosina meno, che ti sembra pronto per iniziare a mangiare altro oltre il latte. per capire se è pronto ci sono alcuni aspetti da osservare che ti possono aiutare ma non te ne parlo qui.  State per affrontare un’importante momento di scoperta per entrambe. La differenza dei sapori l’ha già sperimentata, a partire dalla gravidanza, poi con l’allattamento al seno, (purtroppo l’allattamento artificiale in questo caso non è da prendere in considerazione), ha già sperimentato una gamma più o meno ampia di gusti, a seconda di quanto sia stata varia la dieta della mamma. Ora si tratta di coinvolgere tutti gli altri sensi. La consistenza, la temperatura, gli odori, i rumori che ogni alimento produce masticandolo. Tutto è nuovo, e soprattutto quello che muove gli ingranaggi, in questo momento, è la voglia di scoperta e di emulare quello che vede fare dai suoi punti di riferimento, mamma e papà. Un bambino non sa che quello è il suo cibo e che con quello dovrà sostentarsi. L’inizio per lui è un gioco e pensare che la lampadina si accenda sul piatto di pasta e spenga su tutto quello che aveva prima è fonte di enormi frustrazioni. Datevi tempo. C’è qualche ragione per cui pensate di non averne? Le preoccupazioni del rientro al lavoro, la stanchezza di un’allattamento impegnativo, possono appesantire questa fase di pensieri che non servono e soprattutto che potrebbero invece rallentare tutto. Ogni bambino è diverso, come lo è ogni genitore, così come sono diverse le abitudini di ogni famiglia, così come dovrebbe essere diverso ogni approccio al cibo. Vorrei davvero sentire i tuoi pensieri e condividere le nostre esperienze, potrebbe essere utile.

Ora che ho cercato di farti rallentare  un po’ e mettere un po’ nei panni del pargolo che hai di fronte ti do qualche informazione un po’ più dettagliata.

Al momento ci sono tre filoni principali per l’approccio ad un’alimentazione complementare: 

. Lo svezzamento tradizionale, che segue dosi più o meno rigide e una scaletta dettagliata per l’inserimento dei cibi, sia dal punto della consistenza, che da quello degli alimenti in sé. Ammetto che possa essere molto rassicurante, per un genitore preoccupato, sapere che oggi deve preparare “tanto di questo” e che così la salute del figlio è al sicuro. Il problema nasce dallo scontro con la cruda realtà ed è lì che arrivano altre ansie e il “non mi mangia” è dietro l’angolo. Ognuno di noi è diverso, e c’è chi ha più appetito, chi meno, così sin da piccolissimi. Già dal modo di attaccarsi al seno. Non è pensabile che arrivati davanti ad un passato di verdure ci si comporti tutti alla stessa maniera. 

. Un’altra corrente è quella dell’auto svezzamento. Si basa sull’assecondare i tempi del bambino, facendolo partecipare alla vita familiare anche durante i pasti, e qualora manifestasse interesse, assecondarlo, proponendogli degli assaggi inizialmente e poi delle porzioni più consistenti, di quello che stiamo mangiando, in un formato adatto alle sue capacità. Si presuppone in questo caso che una famiglia si alimenti in modo sano ed equilibrato, concetto che spesso mette i genitori in difficoltà, cosa è sano? Se abitualmente in casa si mangia fritto o prodotti industriali, questi non sono sicuro alimenti adatti ad un neonato. Ma forse nemmeno ad un adulto. Inoltre comporta che finché l’interesse non sia consolidato e l’alimentazione sostitutiva non sia sufficiente (la quantità sufficiente dipende dall’appetito del bambino), l’alimento principale sia il latte. 

. Altra modalità è quella del Baby Led Weaning, letteralmente lasciare che il bambino si svezzi. Si differenzia dall’auto svezzamento perché in questo caso è il genitore che propone al bambino degli alimenti, tagliati in modo idoneo per la sua sicurezza, ma che il bambino possa afferrare e portare alla bocca in autonomia. Perciò carote, mele cetrioli, ma anche penne al sugo etc. L’idea è quella di far sviluppare la capacità di scelta e autonomia nei movimenti sin da subito, favorendo la masticazione piuttosto che la suzione. Enorme terrore per chi si immagina il bimbo blu ad ogni boccone che ingoia. 

Io non sono qui a dirti quale sia giusto o sbagliato, non penso che esista una regola unica che calza come un guanto e che risolve tutti i dubbi. Non possiamo prescindere dalle nostre sfaccettature e abitudini. Volevo fornirti una panoramica dei diversi approcci proprio per aiutarti a capire dove collocarvi, che potrebbe voler dire, come spesso accade, scegliere un percorso misto. 

L’obbiettivo però penso debba essere uno comune per tutti, e cioè portare il bambino a nutrirsi in autonomia, facendogli conoscere una gamma più ampia possibile di alimenti, il meno lavorati possibile, in modo da poterne riconoscere i gusti e sfruttare le proprietà nutritive. Per far questo ognuno deve trovare la strada che lo fa stare più sicuro, ma camminare e crescere insieme, in questo percorso. Sento troppi casi di bimbi che a due si alimentano ancora solo a passati di verdure o peggio ancora ad omogeneizzati industriali. E’ prima o poi questa è una scelta che ti chiederà di pagare il conto. Educare un bambino di tre anni a gusti diversi è molto più complicato che farlo quando è ancora carta bianca e tutto è una scoperta. Siamo i primi a fare davvero fatica a modificare le nostre abitudini anche quando sappiamo che sarebbe la cosa giusta da fare. Immaginiamo un bambino, essere abitudinario per eccellenza.

Un tema caldo è anche quello delle allergie. In questo caso posso rassicurarti che negli anni si sono fatti passi da gigante nello studio della nutrizione e al contrario è venuto fuori che più tardi si inseriscono alcuni alimenti, come glutine e uovo, le bestie nere dei primi pasti, più è probabile che il nostro sistema immunitario reagisca in modo errato non riconoscendoli. Ci sono eccezioni di bimbi già molto sensibili, ma il mio consiglio è di inserire gli alimenti in piccole quantità al principio, monitorando eventuali reazioni, meglio quindi se li si propone di giorno piuttosto che prima della nanna serale. Ad esempio l’uovo puoi inserirlo in un tortino e il glutine come un cucchiaio di couscous in una crema di verdure. Inoltre variare spesso la dieta evita eventuali intossicazioni.

Se invece quello che ti spaventa di più è il soffocamento, oltre a fare un corso sulla distruzione, -dovremo farlo tutti, anche se ovviamente nessuno si augura di doverlo mettere in pratica-, ci sono modalità idonee per tagliare gli alimenti da proporre. Prendi coraggio passo passo e vedrai che senza accorgertene mangerà la mela a morsi. Io ti consiglio però di mangiare sempre, seduti, tranquilli, senza forzare la mano. Bisogna essere concentrati su quello che sta accadendo, sia il bimbo che noi. 

Mi piace pensare ai primi pasti come ad un’attività ludica che si propone, è giusto giocare, sporcarsi, provare e sputare. Per questo bisogna mettersi in condizione di essere più sereni possibile. Se sotto al tavolo hai un tappeto sardo della nonna, magai coprilo con un lenzuolo, scegli un seggiolone pratico da pulire e abbandona tutto quello che ti hanno detto. Ci siete voi, e nulla e giusto o sbagliato, se fatto con il buon senso. 

Riappropriamoci del nostro buon senso, ho la sensazione che avere intorno tantissime possibilità con lo scopo di alleggerirci dalla responsabilità delle nostre scelte in realtà ci porti a non saper più scegliere.

Spero non ti aspettassi ricette. Questa voleva essere una introduzione e mi farebbe davvero piacere ascoltare la tua esperienza. Ci sono sicuro molti temi che non ho toccato, ma volevo iniziare a mettere nero su bianco i primi passi. Ne seguiranno altri e se ti fa piacere un argomento piuttosto che un altro scrivimi. L’obbiettivo è sempre uno, avvicinarti ad un’alimentazione sana e consapevole ma che sia veloce, senza stress e adatta a tutta la famiglia, piccolissimi inclusi. 

Un po’ per volta metterò qualche spunto per delle ricette per i primi pasti, saranno facili anche per gli altri componenti della famiglia perché so che già il tempo è poco e inoltre non credo sia utile ai fini di una vita serena a tavola, avere ognuno il proprio pasto.

A presto.

F.

Qualche approfondimento

Se non conosci UPPa vai a scoprirla, è una rivista scritta da pediatri per le famiglie, a mio avviso molto rassicurante.