Un anno fa ero dietro ad una newsletter titanica, un messaggio al giorno con diverse attività proposte e chiacchiere, per tenerci compagnia lungo tutto il percorso dell’Avvento. Tra gli argomenti c’era lui, il mitico e solo albero di Natale . “Oh Tannenbaum, oh Tannenabaum… “. In questo 2020 di chiusure in casa e riflessioni esistenziali ho deciso di approfondire il tema e riproportelo. Si parla tanto di ecologia con tutte le sue contraddizioni -tema mascherine usa e getta e guanti di plastica li lascio da parte- ma che bello sarebbe se quest’anno accendessimo le lucine sapendo di aver anche dato un piccolo contributo al Pianeta?! E poi questo albero da dove arriva? Ero incuriosita e magari lo sei anche tu.
Partiamo così con un pippolotto storico ma anche un po’ fantastico.
I primi abeti addobbati a festa parrebbero esser stati visti nel Nord Europa intorno al ‘400, c’è chi dice che fu per un capriccio decorativo di una Duchessa, desiderosa di sempre più luci e sfarzi. Io preferisco la versione secondo cui un albero decorato nella piazza del Comune di Tallin fungeva da fulcro a danze e balli di scapoli in cerca di compagno. Altri racconti riportano addobbi fatti con con mele, noci, datteri e fiori di carta. Quello che è certo è che la pianta dovesse essere un sempreverde, segno di buon auspicio e vita, anche nei freddi inverni, e che gli addobbi dovessero indicare abbondanza.
Non so te ma e me questa deriva alimentare piace parecchio.
E’ una tradizione che parte dal mondo pagano, come spesso accade, e che solo nel ‘900 è entrata a far parte della ritualità Cattolica.
Tra le varie tradizioni del Natale l’albero è diventata la roccaforte. Poco o nulla rimane delle altre tradizioni natalizie – eccezione fatta per il Presepe- i bambini non recitano più poesie e non si fanno cori stringendosi infreddoliti; qualche famiglia si riunisce per preparare insieme pietanze della tradizione, fortunati. Ma poco altro rimane. Peccato. Allora se è la roccaforte penso abbia bisogno di un po’ di cura e attenzione in più, non credi? Sempre che tu sia dell’idea di perpetuare le tradizioni.
Vediamo allora come sceglierlo questo albero. Mi addentro con passi felpati nella disputa “albero vero VS albero artificiale”. In un angolo del ring, l’abete di montagna, profumato, resinoso e soprattutto vivo; all’altro angolo il pratico, sempre lui che quasi è di famiglia, a volte spelacchiato… Plasticone! Chi la spunterà? Io mi sono già fatta un’idea e per il nostro amico pieghevole non la vedo bene.
Prendo in prestito quanto scritto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA*
Partiamo dall’origine dell’abete che vogliamo comprare; quello vivo spesso può arrivare da Danimarca, Germania, Finlandia o Ungheria, ma anche in Italia puoi trovare facilmente dei produttori, soprattutto in Toscana (e Veneto. L’abete rosso (Picea abies) è il genere più comunemente usato come albero di Natale. In Europa sono usati anche l’abete bianco e i pini silvestre o cembro.
L’albero artificiale spesso porta con sé l’etichetta Made in China, non proprio a due passi da casa.
Inoltre spesso gli alberi in commercio provengono da vivai atti alla coltivazione di abeti natalizi, per ogni albero espiantato verrà piantato un nuovo albero e durante il loro ciclo di crescita hanno continuato il loro lavoro di alberi inspirando CO2 e restituendoci ossigeno, non male. L’albero artificiale non serve ti spieghi che il suo ciclo produttivo non è dei più sostenibili “sono generalmente fatti in plastica come PVC (una plastica notoriamente difficile se non impossibile da riciclare perché richiede attrezzature speciali) o poli-etilene o altri derivati del petrolio (anche se sul mercato se ne trovano anche in fibra, addirittura di alluminio). In termini di emissioni di gas-serra, per esempio, un albero artificiale di 2 metri ha un’impronta di carbonio equivalente a circa 40 kg di emissioni di gas serra, più del doppio di un albero reale che finisce la sua vita in discarica e più di 10 volte quello di un vero albero che viene utilizzato per produrre energia o sostanza organica come ammendante di terreni. “ *
Io ti consiglio di cercare un vivaio vicino al tuo Comune, basta digitare sul pc “vivavio alberi di natale NOME DEL COMUNE” , per avere un albero vivo a KM0. Ci sono alcune certificazioni ambientale che ti riporto come il Forest Stewardship Council e il Pan European Forest Certification, che garantiscono il rispetto di norme e prescrizioni di coltivazione ambientalmente sostenibili.
Su come farlo sopravvivere ehhhh, ci si puo’ lavorare. Ricordati che è un albero, vivo, per ora, e di montagna. Innanzitutto compralo con le radici in una zolla, altrimenti non hai speranza. Poi va tenuto il più possibile al fresco, perciò lontano dal calorifero, magari vicino ad una finestra che ogni tanto terrai aperta per farlo felice e quando ti ricordi nebulizzagli sugli aghi un po’ dia acqua fresca. Cerca di non caricarlo di addobbi pesanti, e non spruzzarlo di neve finta, stelle filanti o altre sostanze “natalizie”, è per sempre un abete con la sua dignità di pianta, inoltre potresti rovinare i rami. Giammai!
Ora mettiamo che siete stati bravi, ve ne siete presi cura, magari insieme ai bimbi, gli avete dato da bere, lo avete fatto respirare e ora che la Befana è passata lui è li, ancora vivo!
Che fare? Quali sono le possibilità per smaltirlo o dargli una seconda chance? La cosa migliore come ti dicevo, sarebbe averlo acquistato in un vivaio a cui riportarlo, se hai un giardino e non vivi in un clima caldo puoi anche ripiantarlo, ma la vedo una scelta poco percorribile, e spesso sconsigliata per discorsi di inquinamento genetico delle speci arboree.
Ora mettiamo il caso che il nostro compagno di Natale sia deceduto! Capita. In questo caso ogni comune ha la sua politica di smaltimento, che non è mai quella “lo lascio dal cassonetto e scappo”, a Genova occorre portarli all’isola ecologica, nulla di particolarmente virtuoso, ma almeno eviti di ingombrare le strade. Esplora il sito della società che si occupa dello smaltimento dei rifiuti nel tuo comune e avrai notizie sicuramente più dettagliate.
Se vuoi risparmiare qualche cosina rispetto all’albero del vivaio ti segnalo l’iniziativa “Compostiamoci bene” di Ikea. Hanno messo in vendita alberi di Natale veri ma con poche radici, entro una certa data puoi restituirlo e loro sapranno cosa farne, dal nome del progetto non credo verrà ripiantato.
Se invece vuoi iniziare nuove tradizioni in famiglia perché questa cosa dell’abete di montagna, a te che vivi al mare, tanto non ti torna, su Pinterest trovi una infinità di soluzioni alternative, te ne ho salvate alcune in questa bacheca, curiosa pure. Noi un anno abbiamo stampato un po’ di foto dell’anno trascorso, le abbiamo attaccate ad un pannello in modo da ricordare un abete, le abbiamo circondate da lucine e via! E’ un modo per stampare le foto e una soluzione a misura di bimbo piccolo.
Se hai ancora timore che la scelta di un albero vivo possa contribuire alla deforestazione del pianeta ti lascio alcuni link di iniziative che si muovono per piantare alberi in Italia e all’estero. Magari ti viene voglia di partecipare
Ora che hai scelto l’albero perfetto per la casa, la coscienza e il Pianeta siete pronti a buttarvi a capofitto sugli addobbi. Sto preparando una ricetta di biscotti da preparare insieme, grandi e piccini, a breve Las scrivo qui. Intanto ti auguro di riuscire ad avere un Natale sicuramente diverso ma ugualmente caldo.
F.